Libero adattamento dall’opera di Ricardo Monti.
Regia di Carlos Branca
Marathon si svolge durante una gara di resistenza al ballo, competizione molto diffusa nell’Argentina degli anni ’30 all’epoca della Grande Crisi. La gara è soltanto un pretesto, una circostanza metaforica logorata da incubi e gesti estremi, dove la miseria quotidiana dei protagonisti si fonde con i miti storici, come quello del conquistatore e del dittatore, attraversando secoli e continenti capovolgendo realtà e incubo. Un racconto onirico e circolare che gira attorno ad un incognita, «Qual è il Premio?», domanda che risveglia interrogativi etici che non trovano risposta sulla scena, ma che vengono girati al pubblico, soggetto integrante dello spettacolo e della diegesi del racconto teatrale.
Nessuno sa qual è il premio ma è il desiderio stesso di conquistarlo, la possibilità di cambiare le proprie esistenze a dare impulso alla gara e a spingere i ballerini a mantenere il movimento generale e a continuare lo spettacolo. Sul palco le ultime quattro coppie di ballerini, intrappolate in uno spazio chiuso senza vie di uscita, guidate da un animatore/presentatore, figura miserabile, onnipotente e demiurgica, e dal suo guardaspalle che fustiga e castiga i concorrenti. Ironico ed esasperato, Marathon esibisce la crudeltà umana generando l‟effetto catartico della tragedia greca: «Se tutto questo non fosse così ridicolo, credetemi, sarebbe una tragedia. Continui il ballo signori, continui il ballo!»
In scena: Sara Draghi, Massimo Festi, Grazia Fogli, Elena Grazzi, Marco Grechi, Gian Paolo Mangolini, Lauro Pampolini, Davide Parmeggiani, Rosanna Pavarini, Arturo Pesaro, Enrico Pusceddu, Manuela Santini, Piera Savazzi, Alessandra Stara, Francesca Tamascelli.
[/su_heading]Teatro Comunale di Ferrara. (2011)